(Atene 445 ca. - 385 ca. a.C.), il maggiore dei poeti greci della «commedia antica». Satira politica e letteraria erano al centro delle sue commedie, come del resto tutta la fase più antica della commedia attica, detta "commedia antica" per differenziarla dalle successive fasi "di mezzo" e "nuova". Dotato di singolare fantasia e creatività, fuse abilmente tutte le forme del comico (insulti, travestimenti, disquisizioni accademiche e allusioni scurrili) regalandoci così uno degli esempi più grandi di libertà di parola (in greco parresía), che fu l'essenza stessa della commedia antica.
Aristofane esordì giovanissimo con la commedia "I banchettanti", successivamente compose circa altre 40 commedie con intenti politici e morali fustigando con arguzia i vizi e i difetti dei suoi tempi (ce ne vorrebbe un'altro come lui oggi, ma non è ancora nato).
Delle sue opere, ce ne sono pervenute intere undici, le prime tre furono firmate con un pseudonimo. Le sue opere: "Gli Acarnesi" (425 a.C.), contro la guerra del Peloponneso; "I Cavalieri" (424), in cui attacca quel guerrafondaio di Cleone; "Le nuvole" (423), divertente caricatura su Socrate e sulla filosofia; "I calabroni" (422), satira della mania ateniese per i processi; "La pace" (421), in cui narra dell'umile cittadino Trigeo, che salito all' Olimpo su uno scarabeo volante, riesca a riportare in terra la pace, cosa che non sembra riuscire agli uomini politici del tempo; nelle commedie successive Aristofane accentua l'elemento fantastico: "Gli uccelli" (414), storia di due ateniesi che, stanchi della vita ad Atene, fondano una città tra gli uccelli, disturbando la serenità degli dèi; nel "Lisistrata" (411), le donne proclamano lo sciopero del sesso per far terminare la guerra del Peloponneso; invece, nelle "Tesmoforiazuse"(411), le donne decretano di punire il loro Euripide, poeta che aveva fama di misoginia, per la triste consuetudine di mettere in scena personaggi femminili negativi; "Le rane" (405), satira letteraria; infine con "Ecclesiazuse" (Le donne al parlamento)(392), le donne si impadroniscono del potere ed emanano leggi assurde sul denaro e sul sesso; e "Pluto" (388), il dio della ricchezza riacquista la vista e distribuisce con giustizia le ricchezze.
Con le ultime tre opere, ha inizio la commedia «di mezzo».