Unione Indiana, vasta regione dell'Asia centro-meridionale, con una superficie di 3.248.598 km³, che si protende con la penisola del Dekkan fra il Mar Arabico ed il Golfo del Bengala, presentando una struttura fisica che può essere divisa in tre zone: la zona tabulare, che comprende appunto tutto il Dekkan, un'ampia regione ondulata, quasi pianeggiante, formata dall'erosione di antiche catene montuose di media elevazione, che costituisce la parte propriamente peninsulare, e, per le affinità geologiche e tettoniche con l'Africa, è ritenuto residuo del Gondwana, l'ipotetico continente a cui sarebbero pure appartenuti l'Arabia, l'Australia, l'Africa e il Madagascar; nella parte settentrionale del Dekkan è interessante ricordare la catena dei Ghati occidentali che con il versante ovest scendono direttamente nel mare, e che ospitano le massime cime del territorio peninsulare, quale il rilievo del Cardamomo (m. 2.695). La grande pianura alluvionale dell'Indo, del Gange e del Brahmaputra costituisce la zona più fertile, e la più abitata, sino dai tempi antichi. Infine all'estremo nord vi è il bastione dell'Himalaya che però solo in minima parte appartiene all'India (per altre cognizioni sulla parte fisica vedi Asia).
Per la grande estensione in latitudine, dal 37° al 7° parallelo, e per la varietà morfologica del territorio, nella regione si presentano aspetti climatici fortemente differenziati: dal clima glaciale d'alta quota delle regioni montane settentrionali si passa verso sud ai climi tropicali ed equatoriali, il tutto regolato dal ritmo stagionale monsonico che determina in alcune zone precipitazioni fino a 12.000 mm.; il mese più freddo è gennaio, e il più caldo maggio. Politicamente, l'India, come il Pakistan, ha acquisito la fisionomia attuale per aggregazione e separazione spontanea di membri culturalmente e etnicamente differenti; è governata da una Assemblea legislativa che ha mansioni di Costituente, e da quando ha conseguito l'indipendenza, fa parte del Commonwealth.
La capitale è Nuova Delhi (abitanti 4.884.200); altre città importanti sono: Calcutta (abitanti 3.000.000), Bombay (ab. 4.500.000), Hyderabad (ab. 1.200.000), Ahmedabad (ab. 1.200.000), ecc. La popolazione ammonta a 835.812.000 di abitanti e in essa predominano la razza ariodravidica di tipo scuro nella pianura, e la razza di tipo ariano chiaro occupante le province marginali. La lingua ufficiale è l'hindustani, ma sono parlati oltre 850 idiomi, tra lingue e dialetti, che appartengono, quasi tutti, alle tre principali famiglie, indoaria, dravidica e munda; diffusa è la conoscenza dell'inglese.
La religione nazionale più diffusa è l' Induismo, che trae la sua origine dall'antico vedismo, dai Veda, gli antichi libri sacri e sapienziali; il culto si è però evoluto in molteplici forme diverse, e ciò è dovuto alla grande libertà interpretativa che la filosofia induista lascia ai suoi cultori. I Veda sarebbero stati elaborati in un'età anteriore alla storia, in un tempo in cui si aveva una capacità sapienziale di tipo non razionale, ma una visione della verità totale nella sua essenza e completa nella sua molteplicità. I lontani antenati formularono la verità in brahma, che significa contemporaneamente respiro, vita e parola, e i cantori fissarono quella comprensione intatta della verità nei libri dei Veda, trasmessi fino ai giorni nostri con una fedeltà di cui non è stata capace alcuna altra tradizione manoscritta: gli induisti sanno che nulla può inficiare né invalidare la verità contenuta in questi inni.
Per quanto riguarda l'interpretazione di essi, però, i maestri di ogni tempo hanno sempre asserito che il metodo da loro insegnato non poteva essere in alcun modo considerato l'unico valido, che anzi non solo una pratica diversa, ma anche una concezione opposta di misteri sostanziali fondamentali, quali immanentismo, panpsichismo, divinità dell'uomo, ecc., costituisce una via altrettanto valida per il culto della verità: da ciò è derivata la capacità di tolleranza e di convivenza di credenze diverse che caratterizza l'induismo. Gli altri gruppi religiosi più importanti sono i Gianisti, i Buddisti, che ebbero grande rilevanza in passato, i sikh, che vivono in confederazione nel Punjab orientale e sono in continuo conflitto con gli induisti; la religione islamica, che coinvolge oltre l'11% degli abitanti, è la seconda del paese, significativo infine il cristianesimo, praticato da circa 8 milioni di persone.
Tra le risorse agricole del paese, è di primaria importanza il riso, seguono il frumento e il sorgo; altri cereali sono il mais, l'orzo, ecc. Svariatissime le piante oleaginose e tessili, e tra esse l'arachide, il sesamo, il lino, il cotone, la juta, ecc. Altre colture indiane di massima importanza sono: il tè, il caffè, la canna da zucchero il tabacco e l'oppio, la cui coltivazione è stata ridotta al solo quantitativo necessario per l'uso medicinale.
Discreto è il patrimonio forestale dell'India mentre trascurabilissimi sono l'allevamento e la bachicultura, quest'ultima un tempo molto diffusa e curata. Il carbone, il ferro, il manganese e la mica rappresentano il maggior patrimonio minerario del paese; modesti sono i giacimenti di petrolio, di rame, di bauxite e di oro. L'industria locale si è sviluppata di recente sfruttando le materie prime locali e sono sorti così cotonifici, jutifici, lanifici e setifici. Altre industrie moderne sono quelle della carta, dei prodotti chimici, del cemento, dei fiammiferi, gli oleifici ecc. mentre la siderurgia non ha importanza nazionale. La rete ferroviaria raggiunge i 50.000 km. Il commercio con l'estero avviene quasi totalmente nei grandi porti: Calcutta, Bombay, Karachi e Madras. Di estrema importanza e anche il traffico aereo, in quanto l'India si trova sulla rotta di transito dall'Europa all'Australia e all'Estremo Oriente.
L'India fu abitata fin dalla più lontana antichità, come testimoniano i resti fossili, ricchi specialmente nella zona di Madras. Oltre a questi resti paleolitici, è presente e largamente diffuse la produzione neolitica ed eneolitica. I grandi monumenti megalitici appartengono all'età del ferro. Non è possibile sapere con esattezza a quali razze appartenessero le più antiche, preistoriche popolazioni dell'I., alcuni vollero vedere nell'I. o più precisamente nell'I. del N, la culla del genere umano. Non sempre il concetto geografico di I. corrispose o corrisponde a unità etnica, e spesso la storia delle varie province fu diversissima. Così si suole anche dividere la storia indiana secondo le vicende delle quattro regioni indiane, il N o Himalaya; l'O o Indo; l'E o bacino del Gange, e il S o Dekkan.
I popoli storicamente individuabili che abitarono l'India furono gli antenati dei Santal e le popolazioni dravidiche, di pelle scura e parlanti lingue agglutinanti. All'inizio del II millennio a.C. si verificò la prima invasione degli Indoeuropei o Aria, i quali con una seconda invasione avvenuta nel 1000 arrivarono fino al Gange. Una stretta separazione fra invasori e indigeni, dalla quale nacque poi la differenziazione delle caste, impedì o per lo meno limitò moltissimo la fusione delle varie razze. Alla prima epoca di dominio ariano risale il Rigveda, gli Aria erano organizzati monarchicamente. Una nuova invasione portò alla fusione degli antichi signori Aria con i nuovi, dando inizio all'epoca brahmanica: il centro del dominio indoario è la città di Delhi; base dell'economia sono l'agricoltura e il commercio, largamente aiutato dalla navigazione fluviale e dall'uso della moneta.
In questo periodo si definiscono meglio e si solidificano le caste (i sacerdoti o brahmani guerrieri o ksciatrieja, gli agricoltori o vayscia e i sudra, servi e artigiani). Si sviluppa una religione rituale, magica e teosofica che ha come basi la credenza nella metempsicosi e nel Karman; sorgono anche altri vasti movimenti religiosi (Buddhismo, Giainismo). Contemporaneamente la potenza politica indoaria si estende a tutta l'I., compresa Ceylon. Fra i grandi Imperi indoari si ricorda quello dei Magadha, che durò fino al IV sec. a.C. In questo secolo, all'inizio, la Valle dell'Indo fu invasa dall'esercito di Alessandro Magno, e di qui ebbe inizio l'epoca dei rapporti indoellenistici che furono intensi. Tuttavia i Greci furono cacciati da Ciandragupta, che fondò l'Impero dei Maurya, durato fino al 185 a.C. L'I. (a N) fu poi invasa dagli Sciiti, che iniziarono un dominio durato fino al 57 a. C.; ad esso seguì il regno indo-partico dei Malava abbattuti da altri Sciiti, i Kusana (78 d.C.). Intanto l'Impero Maurya, che a causa di tutte queste invasioni si era ridotto alla sola provincia di Magadha, risorse grazie a Ciandragupta (da non confondere col precedente) che nel IV sec. d.C. fondò l'Impero dei Gupta; i Gupta dovettero continuamente lottare contro gl'invasori barbari del N. Nel sec. VII si formò un altro Impero, che regnò sul N, a Kanaugi. Re di Kanaugi fu Harsavardhana. Intanto al N l'Impero si frantumava in piccoli Stati militareschi, sotto il comando di feudatari. Nell'843 i barbari Gurgiara sotto i re Bhogia conquistarono anche l'impero di Kanaugi, e il loro dominio su quasi tutto l'Indostan durò fino al 1019. Un altro principato si era costituito a N O: il principato di Delhi. Ma ormai l'I. era divisa in una quantità di piccoli Stati, e questo giovò alla conquista musulmana che iniziatasi come penetrazione fin dal VII sec. ebbe il massimo sviluppo all'inizio dell'XI sec., epoca in cui Mahmud di Ghazna conquistò l'India N-occidentale e pose la capitale a Lahore.
Splendido fu pure il regno di Muhammad al Ghori alla morte del quale (1206) l'I. andò divisa fra vari generali turchi, che fondarono Imperi regionali (Delhi, Sind, Bengala). Nel 1398-1400 Tamerlano invase l'I. del N ma si ritirò poco dopo; all'inizio del 1500 il suo successore Baber riconquistò quei territori: ma l'impero mongolo-indiano fu iniziato dal nipote di Baber, Akbar, che non solo creò un grande Stato, ma regnò con tolleranza e intelligenza.
Fin dalla fine del XV secolo gli Indiani erano venuti in contatto, sul loro territorio con gli Europei (Vasco da Gama, 1498). I Portoghesi e in genere i Cristiani, comprese le missioni, non furono molestati dai sovrani mongoli, politicamente tolleranti, né le colonie europee (portoghesi), data la loro piccolezza, potevano insospettire o allarmare il Governo imperiale. Alla fine del '500 era sorta intanto la Compagnia dei mercanti di Londra trafficanti nelle Indie orientali (dal 1711 chiamata Compagnia inglese delle Indie orientali, che riuniva le varie colonie mercantili inglesi dell'I., ormai impostesi su quelle portoghesi).
Nel 1600 la Compagnia ebbe il monopolio del commercio fra India e Inghilterra, e dovette sostenere (spesso con le armi) la concorrenza con la Compagnia olandese delle Indie orientali. I più importanti centri dell'influenza commerciale inglese in I. erano Madras Bombay, Calcutta. Intanto nel XVIII sec. l'Impero della dinastia mongola (o del Gran Mogol) si andava dissolvendo in numerosi regni e principati minori, aumentava però anche l'influenza e la concorrenza dei Francesi. L'Inghilterra passò a una politica militare di conquista dei territori e l'esito favorevole della Guerra dei Sette anni le permise di escludere completamente i Francesi dagli affari dell'India e intervenire sempre più profondamente negli affari interni del Mogol, che alla fine del XVIII sec. era praticamente soggetto ad una Compagnia inglese che esercitava in suo nome la sovranità sugli Indiani. D'altra parte la Compagnia era composta in gran parte di individui corrotti e avidi, né il Governo inglese poteva tollerare che esistesse un ente privato il cui potere, pari quasi a quello del Governo, influiva, specialmente con la corruzione sullo stesso Parlamento inglese. Con l'Atto di Pitt (1784) il Governo inglese si occupò direttamente degli affari politici indiani.
I governatori inglesi svolsero una politica di annessioni e arrivarono a proclamare la Compagnia, non più vicaria del Mogol, ma sovrana (1827). La Compagnia doveva scomparire, dato che le funzioni politiche e amministrative erano ormai svolte da residenti del Governo inglese. La continua, insistente e abile politica britannica di annessioni, confische, ecc., provocò da una parte il consolidarsi della potenza inglese dall'altra lo scoppio di ostilità e di rivolte da parte degli Indiani.
Nel 1854 scoppiò nel Bengala la grande ribellione dei sepoys, o truppe indigene, che fu soffocata nel sangue. Nel 1858 la Compagnia delle Indie, praticamente diventata una pura espressione commerciale, veniva sciolta definitivamente e ogni potere devoluto agli organi del Governo inglese. Nel 1876 la regina Vittoria d'Inghilterra fu proclamata Imperatrice dell'I. L'Inghilterra governò di fatto, conservando di nome gli innumerevoli principati e regni indiani. Nel 1884 fu concessa all'I. una certa autonomia amministrativa, che tuttavia non impedì agitazioni specialmente nella classe borghese che aspirava sempre più all'indipendenza. L'I. era governata da un Viceré e da Consigli provinciali. Nel 1911 la capitale fu trasferita a Delhi e nel 1919 in seguito ad agitazioni l'autonomia indiana fu ulteriormente estesa. La politica indipendentista indiana fu particolarmente diretta da Gandhi (v.).
Dal 1927 al 1935 furono tenuti i lavori per la riforma della costituzione, lavori nei quali ebbe grande influenza il partito indiano del Congresso Nazionale. Nel febbraio 1937 ebbero luogo le elezioni, il 1° aprile il nuovo statuto (Government of India Bill) entrò in fase di attuazione. Nel 1942 Gandhi e altri capi del Congresso furono arrestati in seguito all'aperta ostilità del partito stesso; il Giappone organizzò a Singapore un « Governo nazionale indiano » con esercito. Il Governo anglo-indiano partecipò con notevoli sforzi alla guerra. Per questo, alla fine del conflitto l'I. ottenne un Governo provvisorio diretto da J. Nehru, presidente del Congresso. La Lega musulmana proclamò invece il Pakistan (v.). Il 21-1-1950 fu proclamata la Repubblica democratica dell'India o Unione Indiana (di 28 Stati e 1 territorio), formalmente associata al Commonwealth britannico.
Il Parlamento comprende il Consiglio degli Stati (250 membri) e la Camera del Popolo (non oltre 500 membri). I principali obiettivi che il governo indiano ha cercato di perseguire sono stati in politica interna la ristrutturazione dei rapporti fondiari, in un paese dove ancora oggi l'agricoltura rimane la voce più importante dell'economia, e che usciva dalla dominazione britannica con una frammentazione del territorio così radicale da non permettere alcuna forma di sviluppo. Il problema più grave è costituito dalle tensioni interne del paese, che la struttura federale, con divisione degli stati confederati su base etnica e linguistica, è stata in grado di risolvere soltanto in parte. La separazione del Pakistan ha risolto soltanto in parte le tensioni con i mussulmani, mantenendo però alla frontiera uno stato di continuo conflitto, culminato negli scontri del 1965, e nella guerra indopakistana del 1971.
Le più forti tensioni interne vengono però dai Sikh, minoranza da sempre alla ricerca di un'autonomia politica, concentrata nella regione del Punjab, ma diffusa capillarmente in tutto il subcontinente. Nel 1975 l'India annesse formalmente il Sikim, e da quel momento la tensione ha trovato ripetutamente sbocco nella violenza: nel 1984, dopo alcune giornate di moti di piazza i maggiori leaders radicali e un gran numero di militanti sikh si erano asserragliati nel tempio d'oro di Amritsar; Indira Gandhi diede ordine all'esercito di irrompere con forza, esercito che, penetrato nel tempio, si rese responsabile della strage ingiustificata di oltre mille Sikh. Il ricordo dell'eccidio resterà a lungo, e gli attentati perpetrati dai sikh da allora in poi, fino all'uccisione di Rajiv Ghandi, sono considerati e rivendicati dai Sikh come vendetta della grande strage del tempio. Ancora oggi durano forti tensioni.