Finché coll'arco e stral combatteranno
Iasigi, eTraci, e l'Istro i flutti algenti,
Tiepidi il Gange al pelago daranno;
Finché avran piante i monti, e virescenti
Pascoli i piani, e il Tebro Tuscalano
Placido l'onde moverà flaventi;
Con teco i' pugnerò; lo sdegno insano
Morte non spegnerà; ma un ferro diro
Saprà donare al mio fantasma vano;
Anco in allora che pel vacuo empiro
M'aggirerò, l'esaminato spetro
L'opre odierà del tuo nefando spiro,
A te verrò dal tacito feretro
Memore larva del tuo infame agire,
Ed il tuo volto inseguirò scheletro.
O mi vedrò da lunga età morire.
(Loccé non bramo) e la mia man fatale,
Dell'empia sorte involerammi all'ire;
O naufrago n'andrò pel vasto sale,
O stranio abitator dell'onde cupe
Si ciberà del galeggiante frale;
Ovvero augei di peregrina rupe
Mi sbraneran le membra, o il ceffo rio
Si tingeran del sangue mio le lupe:
O comporrammi sotto gleba un pio,
O affiderà d'un umil rogo all'onte
Cotesta creta, d'onde l'alma uscio,
Checché sarò, dai liti d'Acheronte
Saprò fuggir, e le agghiadate mani
Ultor protenderò sulla tua fronte;
Tu desto, mi vedrai ... tra larve inani
Traendo in cheta sera a te costante
Rabbioso romperó tuoi sogni arcani.
Checché tu faccia infin, verrotti inante
Al labbro, e al ciglio, e scioglierommi in lai,
E ovunque il cor ti pulserà tremante.
D'attorte verghe i crudi fischi udrai;
Sempre le faci d'aspidi intrecciate
Crebro fumo daranno a' conscii rai.
vivo t'agiteran le Furie irate,
Le stesse, estinto; e i crudi tuoi martori
Della tua vita avran più lunga etate.
Né avrà tua salma i funerali onori.
Né un pianto sol, ma in loco abbandonato
Si gitterà, senza che alcun la plori.
Fra il comun plauso un manigoldo odiato
Trascineratti, e si vedranno l'ossa
Pender infisse ad un uncin ferrate.
Le fiamme stesse, ch'ogni obbietto han possa
D'incenerir, ti fuggiran d'orrore;
Te vil rigetterà la giusta fossa.
Te sventrerà seretinoo avoltore
Con rostro ed ugna, e isbraneran col dente
Bramose cagne il perfido tuo core.
E pel tuo fral (di ciò superbo tiente)
Lupe da fame indomita sospinte,
Pugne tra lor faran sanguinolente.
Lunge d'Eliso dalle vaghe cinte
Te fugheranno, e fermerai tuo passo
Ve penan ciurme d'ogni labe tinte.
La Sisifo si sta, che il tondo sasso
Volve, e riprende, e lui, che sovra spera
Rapida avvinto, dal martiro è lasso.
Delle Danaidi la cruenta schiera
(Nuore all'esul Egitto) là si svela,
Che l'acqua indossa peritura e nera.
Tantalo indarno alle propinque mela
Là il braccio stende, e in mezzo all'onda chiara
Coll'arse labbia sempre l'onda anela.
E quei, cui nono iugero separa
Dal pié la fronte, e col crescente seno
Eterno pasto ad un falcon prepara.
Colà una Furia strazieratti appieno
Con un flagello il fianco, onde palesi
per bocca tua le infami colpe sieno.
Ad angui truci darà un'altra i lesi
Membri, e la terza il fumido tuo viso
Rovvisterà dentro carboni accesi.
Sarà il rio spettro in mille atti conquiso,
Di novi crucci e nell'ordir la rete
Eaco vedrai per te solerte e fiso.
In te de' prischi rei discesi a Lete
Il duol trascriverà; del vieto mondo
Bella per te godran l'ombre quiete.
Sisifo, avrai chi il revolubil pondo
Per te trarrà: daran l'agili rote
Ora a un novello fral dolor profondo.
Questi alle poma, e ai frutti ognor le vôte
Mani pretenderà; questi l'augello
Con fibre nutrirà crescenti, immote.
Ne sarà spenta da morir novello
L'angoscia di quel dì, né a tanto duolo
L'estrema ora porrà gentil suggello.
Sol poco io canto, quasi d'Ida al suolo
Un albore spiccassi, ovver dell'onda
Attignessi di Libia un flutto solo.
Chè, non dirò di quanti fiori abbonda
Il Sicul Ibla, e la Cilicia terra
Di quando croco mostrasi feconda.
Né quanta neve il candid'Ato serra,
Lorchè agitando Borea l'ala ria
Nel crudo verno move acerba guerra.
Oh! inetto almeno questo labbro ei sia
Ogni tua ambascia a declinar, sebbene
Moltiplicate lingue a me tu dia;
Triste ahi! di tante, e si strazianti pene
Vittima un di sarai, che il pianto ancora
Rigar dovrà queste impietose gene:
Ma pur quel pianto me beato allora
Farà, e le stelle del mio ciglio amare
In quella cupa e sospirata aurora.
Del riso mi saran più dolci e care.